Federico Caffè [Nota biografica] / R.Bocciarelli e P.L.Ciocca
Bocciarelli, Rossella Ciocca, Pierluigi
1994
Biografie Scritti sulla vita, il pensiero e l'opera scientifica di Federico Caffè; scritti ed altre iniziative in suo onore e memoria Spoglio da volume
Caffè, Federico
Breve nota biografica estratta dal volume : "Scrittori italiani di economia" , Bari, 1994 a cura di R.Bocciarelli e P.L.Ciocca "Federico Caffè (Pescara 1914) scomparve dalla casa nel quartiere di Monte Mario a Roma la notte fra il 14 e il 15 aprile del 1987. Da allora non si è più avuta nessuna notizia sulla sua sorte e un drammatico enigma resta la sigla ultima della vita di un uomo fra i maggiori economisti italiani del secondo dopoguerra. Caffè aveva frequentato l'Istituto tecnico Tito Acerbo a Pescara e l'Università a Roma, dove si laureò in Scienze economiche nel 1936. L'anno seguente entrò nella Banca d'Italia; dal 1943 al 1954, allorché lasciò da dirigente l'istituto di emissione per l'insegnamento universitario, fece parte del già prestigioso Servizio Studi della Banca. Alla fine della guerra collaborò con Meuccio Ruini, ministro della Ricostruzione nel governo Parri. Allievo di Gustavo Del Vecchio, nel 1949 conseguì la libera docenza. Intanto collaborava a Cronache sociali, la rivista della sinistra cattolica; a segnalarlo era stato Guido Carli, futuro governatore della Banca d'Italia nel 1960-75, di cui Caffè sarebbe divenuto ascoltatissimo consigliere. Caffè fu professore incaricato di Politica economica a Bologna dal 1951 al 1954. Nel 1954 risultò primo al concorso bandito dall'Università di Venezia; ma la cattedra venne assegnata a un altro candidato ed egli insegnò per alcuni anni a Messina e a Bologna. Nel 1959 approda alla cattedra di Politica economica di Roma. Da quel momento, la sua vita di lavoro scorre con regolarità: prima in piazza Borghese, poi in via del castro Laurenziano, la vecchia e la nuova sede della facoltà di Economia. Il professore, solitario e schivo, quando non fa lezione in aula è ogni giorno nell'istituto, dove studia, scrive, organizza seminari, cura la biblioteca, soprattutto riceve chiunque abbia bisogno di spiegazioni e consigli. Così si trasmettono a generazioni di studenti una chiave originale d'interpretazione dell'economia politica e un esempio di serietà professionale, di dedizione alla scuola. Dal 1965 al 1975 diresse, magistralmente, l'Ente di ricerca L.Einaudi di Roma. Si deve a Caffè un contributo prezioso affinché, dopo la parentesi delperiodo fra le due guerre, il pensiero economico italiano riallacciasse saldi legami con le migliori scuole straniere, segnatamente con quella keynesiana e della economia del benessere. Né estremista né conservatore, caffè restò fedele ai valori della giustizia sociale. Dalla metà degli anni Ottanta, la fine della carriera accademica, la morte prematura e tragica di allievi come Ezio Tarantelli e Fausto Vicarelli, il senso di crescente solitudine anche nella vita politico-culturale lo angosciarono; poi, la scomparsa".
Federico Caffè [Nota biografica] / R.Bocciarelli e P.L.Ciocca Bocciarelli, Rossella Ciocca, Pierluigi 1994 Breve nota biografica estratta dal volume : "Scrittori italiani di economia" , Bari, 1994 a cura di R.Bocciarelli e P.L.Ciocca "Federico Caffè (Pescara 1914) scomparve dalla casa nel quartiere di Monte Mario a Roma la notte fra il 14 e il 15 aprile del 1987. Da allora non si è più avuta nessuna notizia sulla sua sorte e un drammatico enigma resta la sigla ultima della vita di un uomo fra i maggiori economisti italiani del secondo dopoguerra. Caffè aveva frequentato l'Istituto tecnico Tito Acerbo a Pescara e l'Università a Roma, dove si laureò in Scienze economiche nel 1936. L'anno seguente entrò nella Banca d'Italia; dal 1943 al 1954, allorché lasciò da dirigente l'istituto di emissione per l'insegnamento universitario, fece parte del già prestigioso Servizio Studi della Banca. Alla fine della guerra collaborò con Meuccio Ruini, ministro della Ricostruzione nel governo Parri. Allievo di Gustavo Del Vecchio, nel 1949 conseguì la libera docenza. Intanto collaborava a Cronache sociali, la rivista della sinistra cattolica; a segnalarlo era stato Guido Carli, futuro governatore della Banca d'Italia nel 1960-75, di cui Caffè sarebbe divenuto ascoltatissimo consigliere. Caffè fu professore incaricato di Politica economica a Bologna dal 1951 al 1954. Nel 1954 risultò primo al concorso bandito dall'Università di Venezia; ma la cattedra venne assegnata a un altro candidato ed egli insegnò per alcuni anni a Messina e a Bologna. Nel 1959 approda alla cattedra di Politica economica di Roma. Da quel momento, la sua vita di lavoro scorre con regolarità: prima in piazza Borghese, poi in via del castro Laurenziano, la vecchia e la nuova sede della facoltà di Economia. Il professore, solitario e schivo, quando non fa lezione in aula è ogni giorno nell'istituto, dove studia, scrive, organizza seminari, cura la biblioteca, soprattutto riceve chiunque abbia bisogno di spiegazioni e consigli. Così si trasmettono a generazioni di studenti una chiave originale d'interpretazione dell'economia politica e un esempio di serietà professionale, di dedizione alla scuola. Dal 1965 al 1975 diresse, magistralmente, l'Ente di ricerca L.Einaudi di Roma. Si deve a Caffè un contributo prezioso affinché, dopo la parentesi delperiodo fra le due guerre, il pensiero economico italiano riallacciasse saldi legami con le migliori scuole straniere, segnatamente con quella keynesiana e della economia del benessere. Né estremista né conservatore, caffè restò fedele ai valori della giustizia sociale. Dalla metà degli anni Ottanta, la fine della carriera accademica, la morte prematura e tragica di allievi come Ezio Tarantelli e Fausto Vicarelli, il senso di crescente solitudine anche nella vita politico-culturale lo angosciarono; poi, la scomparsa". Caffè, Federico ITA Biografie Scritti sulla vita, il pensiero e l'opera scientifica di Federico Caffè; scritti ed altre iniziative in suo onore e memoria Spoglio da volume Scrittori italiani di economia

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