Gli occhiali del Prof. Caffè / opera teatrale di Mario Moretti
Moretti, Mario Zola, William
2004
Scritti sulla vita, il pensiero e l'opera scientifica di Federico Caffè; scritti ed altre iniziative in suo onore e memoria Scritto teatrale
Caffè, Federico
Opera teatrale scritta da Mario Moretti, da un'idea di William Zola che ne ha curato la Regia, nella prima rappresentazione tenuta a Pescara nel 2004, ed interpretata, nell'occasione, da Virginio Gazzolo nella parte di Caffè Nella 'brouchure' di presentazione dell'opera si legge a firma dell'Assessore alla cultura del Comune di Pescara, Adelchi De Collibus: "...Scomparve nella notte tra il 14 e il 15 qprile del 1987 . Uscì di casa veniva ostinatamente proposta come un sistema razionale in grado di garantire anche i più deboli e non come base per di legittimazione di un mercato aggressivo e senza controllo. Di lui e della sua popera Pescara per anni ha dato l'impressione di non cogliere a pieno la grandezza e la straordinaria testimonianza morale, e questo era sempre apparso incomprensibile oltre che ingeneroso a quanti, a questa indifferenza, non si erano mai rassegnati. Finalmente le cose sembrano essere lentamente cambiate e giusto l'8 maggio 2004 l'aula magna nella facoltà di Economia e Commercio dell'Università D'Annunzio è stat intitolata alla memoria dell'economista. Da parte nostra, come Amministrazione Comunale, abbiamo inteso contribuire fortemente a questa riscoperta e abbiamo deciso di farlo promuovendo e sostenendo, insieme ad altri, l'allestimento teatrale della sua vicenda umana di studioso. Ci è sembrato un modo capace di riattualizzare il profilo politico-culturale del professor Federico Caffè anche se naturalmente non ci sfugge che il recupero pieno del suo insegnamento potrà dirsi concluso solo quando troveranno rinnovata centralità le idee che lui aveva dell'economia e dello stato sociale". A firma dell'autore, Mario Moretti, si legge: " Gli occhiali del Professor Caffé nasce da una serie di circostanze più fortunate che fortuite. In primo luogo l'iniziativa di William Zola, da tempo attore/collaboratore/regista di miei spettacoli e soprattutto amico: e non sempre si è anche amici, in teatro. La mia predilezione per le storie vere che parlano del nostro paese, per le biografie documentate e per gli avvenimenti di attualità (da Bruno a Campanella, da Anna Magnani a Zelda Fitzgerald, da 'Che Guevara' fino al recente 'Love's Kamikaze', una storia d'amore all'interno del conflitto arabo-palestinese) è alla base della mia totale adesione, anche socio-politica, al Progetto Caffè. Inoltre, il ricordo di mio padre, economista e abruzzese, la mia esperienza didattica all'Istituto Tito Aacerbo di Pescara, dove avevano studiato sia Federico Caffè che Ennio Flaiano (devo a quest'ultimo se sonostato incoraggiato a proseguire nel non agevole, né agevolato mestiere di scrittore di teatro) hanno fatto il resto. In quanto alla costruzione drammaturgica, mi sono stati di grande aiuto il materiale di stampa fornitomi da Silvestro Profico, la consulenza del Professor Mario Tiberi, amico e collega di Caffè, la lettura dei testi del grande meconomista e, soprattutto, la pregevolissima biografia di Ermanno Rea. Mi ha sorretto, infine, la speranza che fosse Virginio Gazzolo l'interprete, per ideale, del mio testo. Grazie a questo corredo, la composizione scenica si è scritta per così dire, da sola, in pochi ma febbrili giorni di lavoro. "Si rem tenes, verba sequntur", come dicevano i latini: e a mio avviso, il ritmo della scrittura deve anticipare e prevedere quello della esecuzione, con la secchezza e l'essenzialità del dialogo. Come in altre occasioni, ho posto l'uomo al centro della mia immagine, e non il professore, anche se, nel caso di Federico Caffè, uomo e professore coincidevano. La sua esistenza, più ascetica che grigia, è stata dedicata con passione monastica all'insegnamento ed ha ruotato intorno all'assidua e umanissima cura, non di rado umorale, dei suoi studenti. Ecco: i suoi studenti e il suo pollaio di assistenti e colleghi, aggiungo, erano il libro che Caffè non ha scritto. Ma Caffè, pur circondato dalla stima e dall'affetto di tutti quelli che lo hanno avvicinato, dagli allievi ai professori, dai giornalisti ai Governatori di Bankitalia - da Carli a Ciampi - ha conosciuto La solitudine del riformista, come è stata intitolata una sua raccolta di articoli tratti da vari giornali come Il Manifesto, Micromega, Rinascita e Il Messaggero: dello studioso , cioè che non si piega ai voleri del Principe o, peggio, alla velleità dei politicanti da starpazzo e che, altempo stesso, lucidamente non crede alla palingenesi, ma tenta di salvaguradare i valori del lavoro, rifprmando e correggendo sia il liberismo selvaggio che il capitalismo corrotto, sempre sostenuto dalla certezza keynesian che, prima o poi, le idee prevarranno sugli interessi costituiti. Utopia? Federico Caffè ha dato dell'utopia la più bella definizione che io, studioso dei grandi utopisti eretici, classici e moderni, abbia mai letto: L'utopia non è che l'anticipazione di una ricerca che deve solo superare il presente. Come si è visto da queste note, non si parla della scomparsa misteriosa e della enigmatica fine di Federico Caffè. Il teatro esiste in quanto pone interrogativi e non risolve problemi. Anche se, a volte, immagina a sprpresa soluzioni create dalla leggenda che si è creata intorno ad un personaggio. Ma la leggenda non è altro che un brano di storia dotato di più fantasia". A firma del regista William Zola si legge: " Sono convinto che nel proporre eventi teatrali poarticolari, come Gli occhiali del Prof.Caffè, le note del regista rischiano di indirizzare lo spettatore verso un'unica visione togliendo il gusto della scoperta e della fascinazione rara del teatro. Il mio lavoro e quello degli attori in simbiosi quasi naturale ha assorbito l lezione di vita e il pensiero del Prof. Caffé, facendo della discrezione la cifra stilistica del nostro impegno. Grazie Prof." Sempre nella brouchure si cita una nota frase di Keynes: "...dobbiamo inventare una nuova saggezza per una nuova era. E nel frattempo se vogliamo fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, problematici, pericolosi e disubbidienti, a coloro che ci hanno preceduti". Interpreti: Virginio Gazzolo (Federico Caffè), Angelo Petrone (Mario Tiberi), Luigi Ciavarelle ( Carlo Ruini), Elisabetta Venditti (Giuditta Jovane), Maria Pia Di Domenico (Giulia), Elisabetta Tucci (Piera Firmani), Daniele Ruzier (Nicola Acocella), Ennio Tozzi (Fausto Vicarelli), Vincenzo Di Bonaventura (Alfonso Caffè), Vincenzo Spirito ( Valentino Parlato), Patrizio Montefusco (Riccardo Parboni), Luca Fagioli (Sig. Arturo), Marco Paparella (Paolo Ramazzotti), Patrizia Fanelli (Carol Beebe Tarantelli), Francesco Anello (Ispettore di polizia).
Gli occhiali del Prof. Caffè / opera teatrale di Mario Moretti Moretti, Mario Zola, William 2004 Opera teatrale scritta da Mario Moretti, da un'idea di William Zola che ne ha curato la Regia, nella prima rappresentazione tenuta a Pescara nel 2004, ed interpretata, nell'occasione, da Virginio Gazzolo nella parte di Caffè Nella 'brouchure' di presentazione dell'opera si legge a firma dell'Assessore alla cultura del Comune di Pescara, Adelchi De Collibus: "...Scomparve nella notte tra il 14 e il 15 qprile del 1987 . Uscì di casa veniva ostinatamente proposta come un sistema razionale in grado di garantire anche i più deboli e non come base per di legittimazione di un mercato aggressivo e senza controllo. Di lui e della sua popera Pescara per anni ha dato l'impressione di non cogliere a pieno la grandezza e la straordinaria testimonianza morale, e questo era sempre apparso incomprensibile oltre che ingeneroso a quanti, a questa indifferenza, non si erano mai rassegnati. Finalmente le cose sembrano essere lentamente cambiate e giusto l'8 maggio 2004 l'aula magna nella facoltà di Economia e Commercio dell'Università D'Annunzio è stat intitolata alla memoria dell'economista. Da parte nostra, come Amministrazione Comunale, abbiamo inteso contribuire fortemente a questa riscoperta e abbiamo deciso di farlo promuovendo e sostenendo, insieme ad altri, l'allestimento teatrale della sua vicenda umana di studioso. Ci è sembrato un modo capace di riattualizzare il profilo politico-culturale del professor Federico Caffè anche se naturalmente non ci sfugge che il recupero pieno del suo insegnamento potrà dirsi concluso solo quando troveranno rinnovata centralità le idee che lui aveva dell'economia e dello stato sociale". A firma dell'autore, Mario Moretti, si legge: " Gli occhiali del Professor Caffé nasce da una serie di circostanze più fortunate che fortuite. In primo luogo l'iniziativa di William Zola, da tempo attore/collaboratore/regista di miei spettacoli e soprattutto amico: e non sempre si è anche amici, in teatro. La mia predilezione per le storie vere che parlano del nostro paese, per le biografie documentate e per gli avvenimenti di attualità (da Bruno a Campanella, da Anna Magnani a Zelda Fitzgerald, da 'Che Guevara' fino al recente 'Love's Kamikaze', una storia d'amore all'interno del conflitto arabo-palestinese) è alla base della mia totale adesione, anche socio-politica, al Progetto Caffè. Inoltre, il ricordo di mio padre, economista e abruzzese, la mia esperienza didattica all'Istituto Tito Aacerbo di Pescara, dove avevano studiato sia Federico Caffè che Ennio Flaiano (devo a quest'ultimo se sonostato incoraggiato a proseguire nel non agevole, né agevolato mestiere di scrittore di teatro) hanno fatto il resto. In quanto alla costruzione drammaturgica, mi sono stati di grande aiuto il materiale di stampa fornitomi da Silvestro Profico, la consulenza del Professor Mario Tiberi, amico e collega di Caffè, la lettura dei testi del grande meconomista e, soprattutto, la pregevolissima biografia di Ermanno Rea. Mi ha sorretto, infine, la speranza che fosse Virginio Gazzolo l'interprete, per ideale, del mio testo. Grazie a questo corredo, la composizione scenica si è scritta per così dire, da sola, in pochi ma febbrili giorni di lavoro. "Si rem tenes, verba sequntur", come dicevano i latini: e a mio avviso, il ritmo della scrittura deve anticipare e prevedere quello della esecuzione, con la secchezza e l'essenzialità del dialogo. Come in altre occasioni, ho posto l'uomo al centro della mia immagine, e non il professore, anche se, nel caso di Federico Caffè, uomo e professore coincidevano. La sua esistenza, più ascetica che grigia, è stata dedicata con passione monastica all'insegnamento ed ha ruotato intorno all'assidua e umanissima cura, non di rado umorale, dei suoi studenti. Ecco: i suoi studenti e il suo pollaio di assistenti e colleghi, aggiungo, erano il libro che Caffè non ha scritto. Ma Caffè, pur circondato dalla stima e dall'affetto di tutti quelli che lo hanno avvicinato, dagli allievi ai professori, dai giornalisti ai Governatori di Bankitalia - da Carli a Ciampi - ha conosciuto La solitudine del riformista, come è stata intitolata una sua raccolta di articoli tratti da vari giornali come Il Manifesto, Micromega, Rinascita e Il Messaggero: dello studioso , cioè che non si piega ai voleri del Principe o, peggio, alla velleità dei politicanti da starpazzo e che, altempo stesso, lucidamente non crede alla palingenesi, ma tenta di salvaguradare i valori del lavoro, rifprmando e correggendo sia il liberismo selvaggio che il capitalismo corrotto, sempre sostenuto dalla certezza keynesian che, prima o poi, le idee prevarranno sugli interessi costituiti. Utopia? Federico Caffè ha dato dell'utopia la più bella definizione che io, studioso dei grandi utopisti eretici, classici e moderni, abbia mai letto: L'utopia non è che l'anticipazione di una ricerca che deve solo superare il presente. Come si è visto da queste note, non si parla della scomparsa misteriosa e della enigmatica fine di Federico Caffè. Il teatro esiste in quanto pone interrogativi e non risolve problemi. Anche se, a volte, immagina a sprpresa soluzioni create dalla leggenda che si è creata intorno ad un personaggio. Ma la leggenda non è altro che un brano di storia dotato di più fantasia". A firma del regista William Zola si legge: " Sono convinto che nel proporre eventi teatrali poarticolari, come Gli occhiali del Prof.Caffè, le note del regista rischiano di indirizzare lo spettatore verso un'unica visione togliendo il gusto della scoperta e della fascinazione rara del teatro. Il mio lavoro e quello degli attori in simbiosi quasi naturale ha assorbito l lezione di vita e il pensiero del Prof. Caffé, facendo della discrezione la cifra stilistica del nostro impegno. Grazie Prof." Sempre nella brouchure si cita una nota frase di Keynes: "...dobbiamo inventare una nuova saggezza per una nuova era. E nel frattempo se vogliamo fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, problematici, pericolosi e disubbidienti, a coloro che ci hanno preceduti". Interpreti: Virginio Gazzolo (Federico Caffè), Angelo Petrone (Mario Tiberi), Luigi Ciavarelle ( Carlo Ruini), Elisabetta Venditti (Giuditta Jovane), Maria Pia Di Domenico (Giulia), Elisabetta Tucci (Piera Firmani), Daniele Ruzier (Nicola Acocella), Ennio Tozzi (Fausto Vicarelli), Vincenzo Di Bonaventura (Alfonso Caffè), Vincenzo Spirito ( Valentino Parlato), Patrizio Montefusco (Riccardo Parboni), Luca Fagioli (Sig. Arturo), Marco Paparella (Paolo Ramazzotti), Patrizia Fanelli (Carol Beebe Tarantelli), Francesco Anello (Ispettore di polizia). Caffè, Federico Scritti sulla vita, il pensiero e l'opera scientifica di Federico Caffè; scritti ed altre iniziative in suo onore e memoria Scritto teatrale

20140714:1208/00E6FE